Il territorio
I morbidi colli della frazione di Donnici, che circondano la città di Cosenza, quelli che si elevano lungo la Valle del Crati, dalla parte di Manco e di Destro - da Zumpàno fino a Castrovillari (dove iniziano ad ergersi i contrafforti del Pollino) passando per San Pietro in Guaràno, Rose, Bisignano, Luzzi, Acri, San Marco Argentàno, Roggiano Gravina, Torano Castello, Montalto Uffugo, Lattarico, San Martino di Finita, Rende e poi ancora i paesi italo-albanesi di Mongrassano, Cervicati, Cerzeto, Santa Sofia d’Epiro e le colline che digradano verso il mare, nei comuni di Belmonte ed Aiello Calabro - costituiscono uno dei panorami più belli della provincia di Cosenza e dell’intera Calabria, dove campi, orti, vigneti e uliveti mostrano il lavoro diligente dell’uomo per amicarsi la Natura. Il sole che al mattino spunta dall’Altopiano Silano e a sera tramonta indorando le cime della Catena Costiera Appeninica, bacia con equità e senza sosta, le dolci colline terra di elezione del fico dottato di Cosenza.
Il prodotto
Le caratteristiche del Dottato (o Ottato) cosentino sono carnosità, dolcezza, semi piccolissimi, buccia sottile che lo rendono particolarmente adatto all’essiccazione. Per amore di verità, va detto che il frutto è squisito anche fresco. Gustato da solo o avvolto da una sottile striscia di guanciale o prosciutto casereccio, costituisce la quintessenza della bontà, in cui il gusto sapido del salume si miscela in totale armonia con la dolcezza della polpa mielosa del frutto. Da tempo immemore, la tradizione locale ha reso i cosentini abili trasformatori del frutto fresco in tante golosità in cui il fico sa presentarsi come frutto essiccato. Fino a pochi decenni fa, era immagine consueta, durante l’estate, vedere le aie delle nostre campagne tappezzate dalla spasera, la distesa di cannizze (graticci di canne e salice intrecciati) su cui i fichi venivano adagiati per essere essiccati al sole. Prima i frutti erano disposti, ad uno ad uno, su un fianco, poi sull’altro, poi venivano impernati, cioè disposti col picciolo in alto, per rifinire l’essiccazione, quindi si confezionavano per le necessità familiari, in quanto spesso costituivano anche un companatico per l’inverno. La prima scelta era peri ficu siccati, i frutti più sani che si conservavano in barattoli di vetro o vasi di terracotta, i salaturi, per essere mangiati al naturale o utilizzati nei decotti invernali contro la tosse e l’influenza. Il resto veniva confezionato apratte, (trecce di fichi infilzati in uno stelo di canna, aromatizzati con foglie di lauro e una spolverata di cannella e passate in forno) ficu mpurnate (fichi non proprio secchi ma uniformemente appassiti, cotti al forno con l’aggiunta di un po’ di acqua o di miele di fico e conservati nelle grandi madie di legno); palluni (fichi infornati avvolti nelle foglie di fico, fresche e ben pulite, con l’aggiunta di foglie di lauro e pezzetti di buccia d’arancia o di mandarino, poi ripassati in forno) crucette (quattro fichi secchi, spaccati a metà e disposti a croce, ripieni di noci o di mandorle e cotti al forno, aromatizzati con buccia di agrumi e una spolverata di cannella).
Il Consorzio
La certificazione della dop per il fico essiccato del Cosentino è stata avviata nel 2003 dall’Associazione dei produttori e giunta a termine nel 2008; il Consorzio del Fico essiccato del Cosentino recentemente costituito, raccoglie numerose aziende della provincia e ha come obiettivo tutela, valorizzazione ed incremento della coltivazione e della produzione di questo importante elemento del settore agroalimentare calabrese. Il presidente è Angelo Rosa. Info e contatti www.fichidicosenza.it Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.